Se otto ore vi sembran poche.... provate a lavorare anche di sabato!!!
Questa volta non ho foto da mostrare. Visto che avevo promesso di non parlare del (mio) lavoro, dirò qualcosa di quello altrui… Parto da una domanda: quali sono le condizioni di vita e di lavoro nelle fabbriche del Vietnam?
Mi limito a fornire qualche dato, di quelli di pubblico dominio. Nelle zone industriali con investimenti esteri il salario minimo, stabilito per legge, è di 790.000 dong, pari a circa 40 euro al mese. I lavoratori specializzati guadagnano almeno il 10% in più. Salari più alti o pacchetti con diversi fringe benefits non sono rari, soprattutto per limitare la mobilità dei colletti blu, che poi costa in termini di formazione e di scarti di produzione. In alcune aziende a capitale straniero il costo per operaio arriva a 90-100 euro al mese, tutto incluso. Il costo della vita è relativamente basso se si sta dentro lo stile tradizionale, molto molto spartano. Altrimenti, bisogna fare acrobazie. In fabbrica, la settimana lavorativa è di 6 giorni e 48 ore (credo sia il massimo consentito dall’Organizzazione internazionale del lavoro, ma correggetemi se sbaglio). Lo straordinario consentito è di duecento ore all’anno ma molti ne fanno di più, per arrotondare. Le tasse e gli accantonamenti vari sono di circa il 17% (non è difficile immaginare quanto potranno rendere in futuro!). Molti lavoratori che provengono da altre zone del paese si arrangiano come possono, a volte dormono in locali condivisi con altri, per risparmiare, spendendo 4-5 euro al mese per un posto letto. C’è un mercato dell’ingaggio, con forme simili al caporalato nostrano, ma su questo - che è un aspetto interessante - non ho altre informazioni.
Nonostante quella che può sembrare una vita grama (ma forse non tanto diversa da quella che facevano gli operai italiani oriundi del meridione ed emigrati al nord o che fanno ora gli immigrati extra-comunitari in Italia), un posto in fabbrica costituisce un’attrattiva forte per molti giovani, che arrivano a Ho Chi Minh City da altre città o dalla campagna. Ma l'offerta non sempre è sufficiente rispetto alla domanda di lavoratori.
La relativa scarsità di manodopera non ha impedito un rapidissimo sviluppo degli investimenti nel settore industriale, che non accenna a fermarsi. I dati ufficiali parlano di un incremento del 35% dell’afflusso di capitali stranieri nei primi sette mesi del 2006 e di un aumento di oltre il 25% della produzione industriale nel complesso, nel primo semestre.
Data la relativa mancanza di esperienza di molti operai, la produttività non è stellare, ma i vietnamiti hanno fama di gente che apprende velocemente, applica con creatività e lavora sodo. Gente che non sciopera, a meno che le autorità non glielo consentano come, secondo alcuni, è accaduto a febbraio, quando per vincere le resistenze degli industriali meno propensi ad alzare il salario il governo ha dato via libera a due-tre giornate di astensione dal lavoro. Altra cosa interessante che ho sentito dire più volte è che i vietnamiti fanno spesso gruppo, sul lavoro, in base a relazioni di parentela o di amicizia. E, se non si trovano bene, si spostano in gruppo, lasciando a volte nei guai chi li ha assunti…
Mi fermo qua, se l’argomento vi interessa, mettete su qualche commento, così ne riparliamo.
Dal Vietnam con amore. M.
Mi limito a fornire qualche dato, di quelli di pubblico dominio. Nelle zone industriali con investimenti esteri il salario minimo, stabilito per legge, è di 790.000 dong, pari a circa 40 euro al mese. I lavoratori specializzati guadagnano almeno il 10% in più. Salari più alti o pacchetti con diversi fringe benefits non sono rari, soprattutto per limitare la mobilità dei colletti blu, che poi costa in termini di formazione e di scarti di produzione. In alcune aziende a capitale straniero il costo per operaio arriva a 90-100 euro al mese, tutto incluso. Il costo della vita è relativamente basso se si sta dentro lo stile tradizionale, molto molto spartano. Altrimenti, bisogna fare acrobazie. In fabbrica, la settimana lavorativa è di 6 giorni e 48 ore (credo sia il massimo consentito dall’Organizzazione internazionale del lavoro, ma correggetemi se sbaglio). Lo straordinario consentito è di duecento ore all’anno ma molti ne fanno di più, per arrotondare. Le tasse e gli accantonamenti vari sono di circa il 17% (non è difficile immaginare quanto potranno rendere in futuro!). Molti lavoratori che provengono da altre zone del paese si arrangiano come possono, a volte dormono in locali condivisi con altri, per risparmiare, spendendo 4-5 euro al mese per un posto letto. C’è un mercato dell’ingaggio, con forme simili al caporalato nostrano, ma su questo - che è un aspetto interessante - non ho altre informazioni.
Nonostante quella che può sembrare una vita grama (ma forse non tanto diversa da quella che facevano gli operai italiani oriundi del meridione ed emigrati al nord o che fanno ora gli immigrati extra-comunitari in Italia), un posto in fabbrica costituisce un’attrattiva forte per molti giovani, che arrivano a Ho Chi Minh City da altre città o dalla campagna. Ma l'offerta non sempre è sufficiente rispetto alla domanda di lavoratori.
La relativa scarsità di manodopera non ha impedito un rapidissimo sviluppo degli investimenti nel settore industriale, che non accenna a fermarsi. I dati ufficiali parlano di un incremento del 35% dell’afflusso di capitali stranieri nei primi sette mesi del 2006 e di un aumento di oltre il 25% della produzione industriale nel complesso, nel primo semestre.
Data la relativa mancanza di esperienza di molti operai, la produttività non è stellare, ma i vietnamiti hanno fama di gente che apprende velocemente, applica con creatività e lavora sodo. Gente che non sciopera, a meno che le autorità non glielo consentano come, secondo alcuni, è accaduto a febbraio, quando per vincere le resistenze degli industriali meno propensi ad alzare il salario il governo ha dato via libera a due-tre giornate di astensione dal lavoro. Altra cosa interessante che ho sentito dire più volte è che i vietnamiti fanno spesso gruppo, sul lavoro, in base a relazioni di parentela o di amicizia. E, se non si trovano bene, si spostano in gruppo, lasciando a volte nei guai chi li ha assunti…
Mi fermo qua, se l’argomento vi interessa, mettete su qualche commento, così ne riparliamo.
Dal Vietnam con amore. M.
2 Comments:
Beh in generale bisogna relativizzare tutte le volte che ci lamentiamo del
lavoro, dell'orario, del salario.....magari ci aiuta a farcene una
ragione!
Quindi almeno fino a dopo le vacanze non ci penserò!
Quali sono i settori e le tipologie industriali che stanno crescendo?
Ciao ed a presto!
By Anonymous, at 5:24 PM
Ops....il commento precedente era di Andrea Sermoneta...
By Anonymous, at 5:25 PM
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