Due facce, una medaglia
Anche a me sono successi degli episodi che mi sembrano interessanti, anche se non drammatici come quello del tentativo di scippo, raccontato da Tamara.
La prima storia è a lieto fine. Un giorno ero andato a un appuntamento di lavoro e, visto che mi trovavo vicino all’ufficio, mi incamminai per tornarci. Portavo la giacca, nonostante i soliti trenta gradi all’ombra, e passando sotto a delle impalcature vidi piovermi addosso dei piccoli schizzi di un materiale che sembrava cemento o intonaco. Non appena mi accorsi che era difficile toglierlo, girai sui miei tacchi e andai all’ingresso del cantiere, per chiedere spiegazioni e un piccolo risarcimento, per la lavanderia. Il ragazzo che era alla porta, verificata la verosimiglianza del mio reclamo, provò a richiamare l’attenzione dei superiori sul mio caso ma nessuno gli diede retta. Dopo un po’, uscì un signore sulla cinquantina, con una borsa a tracolla, mi vide in piedi all’ingresso con la giacca in mano e la faccia scura e mi chiese cosa volessi, in inglese. Risposi, lui scomparve e poi ricomparve dopo una decina di minuti. Visto che il tempo passava e il problema non si risolveva, il signore, che si chiamava Vu, mi propose di accettare da lui stesso un risarcimento, dicendomi che me lo avrebbe dato solo perché non voleva che uno straniero avesse un’impressione del Vietnam come di un paese di gente poco ospitale o educata. All’inizio non volevo accettarlo, dato che Vu era un semplice fornitore del cantiere, poi decisi che, salvare non solo la giacca ma anche i buoni rapporti tra Vietnam e Italia J , sarebbe stato meglio fare come diceva. Preparai una ricevuta, cosicché Vu potesse poi chiedere a sua volta un risarcimento, e misi in tasca la somma (80.000 Vnd, ovvero 4 euro), con la quale pagai la lavanderia!
La seconda è senza fine… Da vicino casa prendo qualche volta un traghetto per il centro che, pur se ci mette qualche minuto in più, mi risparmia un po’ di stress e mi fa sentire più vicino alla gente del posto, stipati come stiamo sul ponte dei vecchi ferry che fanno la spola tra il quartiere di Thu Thiem e la via Dong Khoi. Da quando l’ho preso non mi è mai capitato che mi chiedessero la stessa cifra. Il prezzo era 8.000 dong, per le auto fino a tre tonnellate, ma da me ne volevano sempre 10.000, che è il costo del biglietto per i bus fino a 44 persone. Poi a volte mi hanno fatto pagare i passeggeri in più, a volte no. E’ stata sempre una lotta, quanto spiacevole ve lo lascio immaginare. L’ultima volta che l’ho preso mi è toccato di dover quasi litigare. Alla richiesta di pagare più del dovuto al cancello, sono sceso e sono andato nel gabbiotto dei bigliettai, dove la capa che con la faccia scura continuava a chiedermi la tariffa più alta. A forza di insistere, indicando con il dito il prezzo corretto su un tabellone, la bigliettaia, che mi aveva seguito con qualche riluttanza, mi ha dato il biglietto giusto, con tante scuse… e nel frattempo mi ha fatto perdere il traghetto. Certo, praticamente tutti noi stranieri residenti qui siamo più ricchi del vietnamita medio, perciò non è difficile discriminarci e non è raro che si pensi sia nostro dovere dare più degli altri, ad esempio in alcuni alberghi, che hanno dei prezzi più alti per noi. Ma finché non comincerò a circolare con un autobus da 43 posti… non credo che potrò accontentare le richieste stravaganti dei bigliettai di Thu Thiem!
Dal Vietnam con amore. M.
La prima storia è a lieto fine. Un giorno ero andato a un appuntamento di lavoro e, visto che mi trovavo vicino all’ufficio, mi incamminai per tornarci. Portavo la giacca, nonostante i soliti trenta gradi all’ombra, e passando sotto a delle impalcature vidi piovermi addosso dei piccoli schizzi di un materiale che sembrava cemento o intonaco. Non appena mi accorsi che era difficile toglierlo, girai sui miei tacchi e andai all’ingresso del cantiere, per chiedere spiegazioni e un piccolo risarcimento, per la lavanderia. Il ragazzo che era alla porta, verificata la verosimiglianza del mio reclamo, provò a richiamare l’attenzione dei superiori sul mio caso ma nessuno gli diede retta. Dopo un po’, uscì un signore sulla cinquantina, con una borsa a tracolla, mi vide in piedi all’ingresso con la giacca in mano e la faccia scura e mi chiese cosa volessi, in inglese. Risposi, lui scomparve e poi ricomparve dopo una decina di minuti. Visto che il tempo passava e il problema non si risolveva, il signore, che si chiamava Vu, mi propose di accettare da lui stesso un risarcimento, dicendomi che me lo avrebbe dato solo perché non voleva che uno straniero avesse un’impressione del Vietnam come di un paese di gente poco ospitale o educata. All’inizio non volevo accettarlo, dato che Vu era un semplice fornitore del cantiere, poi decisi che, salvare non solo la giacca ma anche i buoni rapporti tra Vietnam e Italia J , sarebbe stato meglio fare come diceva. Preparai una ricevuta, cosicché Vu potesse poi chiedere a sua volta un risarcimento, e misi in tasca la somma (80.000 Vnd, ovvero 4 euro), con la quale pagai la lavanderia!
La seconda è senza fine… Da vicino casa prendo qualche volta un traghetto per il centro che, pur se ci mette qualche minuto in più, mi risparmia un po’ di stress e mi fa sentire più vicino alla gente del posto, stipati come stiamo sul ponte dei vecchi ferry che fanno la spola tra il quartiere di Thu Thiem e la via Dong Khoi. Da quando l’ho preso non mi è mai capitato che mi chiedessero la stessa cifra. Il prezzo era 8.000 dong, per le auto fino a tre tonnellate, ma da me ne volevano sempre 10.000, che è il costo del biglietto per i bus fino a 44 persone. Poi a volte mi hanno fatto pagare i passeggeri in più, a volte no. E’ stata sempre una lotta, quanto spiacevole ve lo lascio immaginare. L’ultima volta che l’ho preso mi è toccato di dover quasi litigare. Alla richiesta di pagare più del dovuto al cancello, sono sceso e sono andato nel gabbiotto dei bigliettai, dove la capa che con la faccia scura continuava a chiedermi la tariffa più alta. A forza di insistere, indicando con il dito il prezzo corretto su un tabellone, la bigliettaia, che mi aveva seguito con qualche riluttanza, mi ha dato il biglietto giusto, con tante scuse… e nel frattempo mi ha fatto perdere il traghetto. Certo, praticamente tutti noi stranieri residenti qui siamo più ricchi del vietnamita medio, perciò non è difficile discriminarci e non è raro che si pensi sia nostro dovere dare più degli altri, ad esempio in alcuni alberghi, che hanno dei prezzi più alti per noi. Ma finché non comincerò a circolare con un autobus da 43 posti… non credo che potrò accontentare le richieste stravaganti dei bigliettai di Thu Thiem!
Dal Vietnam con amore. M.