From Vietnam with love: it's all about people - Dal Vietnam con amore:la gente soprattutto

Saturday, July 29, 2006

Se otto ore vi sembran poche.... provate a lavorare anche di sabato!!!

Questa volta non ho foto da mostrare. Visto che avevo promesso di non parlare del (mio) lavoro, dirò qualcosa di quello altrui… Parto da una domanda: quali sono le condizioni di vita e di lavoro nelle fabbriche del Vietnam?
Mi limito a fornire qualche dato, di quelli di pubblico dominio. Nelle zone industriali con investimenti esteri il salario minimo, stabilito per legge, è di 790.000 dong, pari a circa 40 euro al mese. I lavoratori specializzati guadagnano almeno il 10% in più. Salari più alti o pacchetti con diversi fringe benefits non sono rari, soprattutto per limitare la mobilità dei colletti blu, che poi costa in termini di formazione e di scarti di produzione. In alcune aziende a capitale straniero il costo per operaio arriva a 90-100 euro al mese, tutto incluso. Il costo della vita è relativamente basso se si sta dentro lo stile tradizionale, molto molto spartano. Altrimenti, bisogna fare acrobazie. In fabbrica, la settimana lavorativa è di 6 giorni e 48 ore (credo sia il massimo consentito dall’Organizzazione internazionale del lavoro, ma correggetemi se sbaglio). Lo straordinario consentito è di duecento ore all’anno ma molti ne fanno di più, per arrotondare. Le tasse e gli accantonamenti vari sono di circa il 17% (non è difficile immaginare quanto potranno rendere in futuro!). Molti lavoratori che provengono da altre zone del paese si arrangiano come possono, a volte dormono in locali condivisi con altri, per risparmiare, spendendo 4-5 euro al mese per un posto letto. C’è un mercato dell’ingaggio, con forme simili al caporalato nostrano, ma su questo - che è un aspetto interessante - non ho altre informazioni.
Nonostante quella che può sembrare una vita grama (ma forse non tanto diversa da quella che facevano gli operai italiani oriundi del meridione ed emigrati al nord o che fanno ora gli immigrati extra-comunitari in Italia), un posto in fabbrica costituisce un’attrattiva forte per molti giovani, che arrivano a Ho Chi Minh City da altre città o dalla campagna. Ma l'offerta non sempre è sufficiente rispetto alla domanda di lavoratori.
La relativa scarsità di manodopera non ha impedito un rapidissimo sviluppo degli investimenti nel settore industriale, che non accenna a fermarsi. I dati ufficiali parlano di un incremento del 35% dell’afflusso di capitali stranieri nei primi sette mesi del 2006 e di un aumento di oltre il 25% della produzione industriale nel complesso, nel primo semestre.
Data la relativa mancanza di esperienza di molti operai, la produttività non è stellare, ma i vietnamiti hanno fama di gente che apprende velocemente, applica con creatività e lavora sodo. Gente che non sciopera, a meno che le autorità non glielo consentano come, secondo alcuni, è accaduto a febbraio, quando per vincere le resistenze degli industriali meno propensi ad alzare il salario il governo ha dato via libera a due-tre giornate di astensione dal lavoro. Altra cosa interessante che ho sentito dire più volte è che i vietnamiti fanno spesso gruppo, sul lavoro, in base a relazioni di parentela o di amicizia. E, se non si trovano bene, si spostano in gruppo, lasciando a volte nei guai chi li ha assunti…
Mi fermo qua, se l’argomento vi interessa, mettete su qualche commento, così ne riparliamo.

Dal Vietnam con amore. M.

Monday, July 24, 2006

I’m still here, too!


Hello (from Tamara),

Sorry for the long absence from the blog! My recent excuse is that I’ve been sick. I had a fever of 101.5 – 102.5°F for 2 days, followed by a sore throat, and of course thought Avian Flu! But it turned out to be a nice familiar Western malady -strep throat plus an ear infection. At least I had help while I was suffering – Mrs. Kich, our potential house cleaner/babysitter/cook, came over with her son, and they played with and fed Maia while I rested. She brought me some strong rice wine. Not to drink (she made a point of telling me) but to heat up and inhale the fumes. I was dubious but it really took away my headache! I like Mrs. Kich’s auntie qualities, and I think it would be nice to have her work for us. Maia seems less sure, but then she yells at and tries to kick and hit everybody these days. I hope this is a symptom of the terrible twos that will pass…(See cute but unrelated photo above).

Today we looked at some schools for Maia, and maybe once she has some structure in her little life and some children her own age to play with she’ll mellow out a bit. One was a Singapore-based kindergarten that was all Asian children but the instruction is in sort-of English; the other is the pre-school of the British International School, fancier and more expensive but more international, and with more play space. One deciding factor will be location to our new house and to Marco’s job.

Marco has already written about our new house (but in Italian); I will write more about it once we get settled in! But in a nutshell: it’s big (3 stories), in a quiet compound on the river, there is a large and pretty swimming pool, a gym and a restaurant. It’s near a bustling street full of shops and markets. At the moment it’s about a 20 minute drive to the downtown district where Marco works, but it’s close to the site of a bridge that, once finished, will cut the commute time in half. One of our neighbors will be the former PM of Vietnam! As well as other expats, I suppose…

In a couple of weeks we’re off on vacation, and will have plenty to write about then! Baci, T.

Sunday, July 23, 2006

Taglio di capelli con sorpresa

Qualche giorno fa mi sono guardato allo specchio e mi sono trovato indecorosamente capellone (si fa per dire :-) ). Visto che al mio ufficio nessuno si azzardava a darmi un’indicazione sul barbiere (non so perché, forse pensano che non sia all’altezza delle mie aspettative), mi sono messo a consultare la nostra fonte ultima, la guida Lonely Planet sul Vietnam. Lì c’è scritto che tra i barbieri locali ce n’è uno, con un nome famoso come “Tony e Guy”, ma che in realtà non fa parte dell’omonima catena ed è decente e abbordabile. Così, armato di piantina, sono andato alla ricerca del posto, un sabato verso l’ora di pranzo.


Il negozio non era affatto male, anche se ha cambiato nome ed è diventato “Tony and Tuan”, forse il vero Tony and Guy è arrivato a Ho Chi Minh City e ha pensato bene di riprendersi il nome. La procedura per il taglio – giuro che non avevo chiesto altro :-) - ha avuto un inizio veramente sorprendente. Innanzitutto una ragazza (di fronte, sullo sfondo nella prima foto) ha applicato sui miei capelli, senza bagnarli del tutto, dello shampoo e ha cominciato a massaggiarmi il cuoio capelluto. Poi mi ha portato su un lettino nella parte del negozio dedicata ai massaggi e mi ha servito un bel massaggio di tutta la testa, fronte retro e lati. A questo punto ero prossimo al nirvana quando il mio telefono mobile mi ha richiamato sulla terra con un imperioso “drrrrriiiiiin”… chi era? Ma Tamara naturalmente, che voleva sapere che fine avessi fatto. Eh sì, perché Maia aveva fame e soprattutto era passata quasi un’ora da quando ero uscito. Potere dei massaggi. Le ho chiesto di raggiungermi, con Maia così avremmo poi potuto pranzare insieme. Il resto del taglio è stato piuttosto normale, il barbiere ha usato molto la macchinetta e mi ha fatto una frangetta pari, un po’ da fratino ma più che decente. Compresa una sistemata alle sopracciglia di Tamara, il tutto ci è costato attorno ai dieci Euro.


Poi ce ne siamo andati a mangiare in un ristorante lì vicino, piuttosto carino e arieggiato, dove abbiamo scattato questa terza foto.

Dal Vietnam con amore. Marco

Sunday, July 16, 2006

Se ne va Vincenzo Scarpellini

Lo so che non c'entra con il blog sul Vietnam ma la scomparsa del caro amico Vincenzo Scarpellini è - ahimé - senz'altro degna di cronaca. Per evitare di annoiare chi non lo conosceva, rimando a una paginetta che ho fatto oggi sul mio sito. Sul Manifesto di oggi 16 luglio c'è un articolo a pagina 2 con un suo ricordo.
http://www.saladini.it/MS/vincenzo/060716%20Vincenzo%20Scarpellini.htm

Dal Vietnam con dolore. Marco

Saturday, July 15, 2006

Una casettinaaa in periferia, una mogliettinaaa giovane e carina tale e quale come te...

Qui a Ho Chi Minh (scusate i salti spazio-temporali, ma di foto carine fatte ad Hanoi ne abbiamo ancora tante…) la principale occupazione di Tamara è stata di cercare una casa. Ne ha visitate almeno cinquanta, se non di più, sia in centro che nei sobborghi, principalmente ad An Phu ma anche nel Distretto 1 e in altre zone. Naturalmente le case del centro di solito non hanno un giardino o una piscina e sono in gran parte costruire alla vietnamita, ovvero sono strette e alte, a volte anche 3,5 metri per 15 o giù di lì. Ce ne sono però anche di molto belle, a un piano soltanto (ma con meno luce ovviamente) o su più piani ma con misure più proporzionate. Quelle alla nostra portata (escludendo le mega-ville da 5.000 dollari al mese) confinano con quartieri più rumorosi e trafficati (quindi forse con aria più inquinata). I vantaggi sono che si è immersi nel Vietnam, in quanto i vicini sono prevalentemente locali, e ci si trova a più breve distanza dalle zone fornite di ristoranti, negozi e altre amenità. Le ville nei sobborghi sono sempre circondate da mura, a volte inserite in un “compound” o comprensorio, altre volte confinanti con altre ville ma indipendenti. Il costo dell’affitto al metro quadro è molto più basso e può capitare che ci sia una piscina nel giardino, mentre più spesso la piscina è in condivisione con le altre ville del compound o non c’è.
Nelle interminabili discussioni di questi giorni, mentre ci avvicinavamo alla decisione finale e facevamo il secondo giro di visite, durante il quale io ho visitato le case nella “short list”, tutte queste considerazioni sono state analizzate, girate e rigirate. Tamara propendeva nettamente per la villa, io per una casa al centro. La mia preferenza era motivata dalla necessità di sentirmi parte del paese ed evitare di andare a segregarci in un luogo che evidentemente ha un che di ghetto per stranieri super-ricchi (specie se confrontati con le condizioni di vita dei locali). E’ vero che spesso nei compound ci sono anche dei ricchi vietnamiti, ma sono una minoranza. Capisco anche che per Maia è importante avere la possibilità di giocare più liberamente e che una piscina non fa male a nessuno, ma contavo sulla capacità di adattamento di tutti noi per superare lo shock da iperaffollamento e da differenze culturali cui inevitabilmente saremmo andati incontro se avessimo scelto di stare in città. Avete già capito che ho gettato la spugna, verso il quindicesimo giorno di pressing (sempre molto gentile ed educato), e ho dato il mio ok a cominciare il negoziato su una casa (qui sotto ne vedete la facciata) che forse potrebbe quindi essere la nostra residenza per un po’.




Si trova in un compound nuovissimo (nel quale pare abbia investito la moglie di un [ex?] primo ministro), dove le case sono abbastanza vicine le une alle altre ma poi ci sono spazi comuni molto belli, ad esempio una casa in stile tradizionale per la lettura e la meditazione, un ristorante e una mega-piscina. E’ vicina al fiume e a un ponte in costruzione che taglierà il tragitto verso la città a 5-10 minuti dai 15-20 attuali. E’ molto grande, con doppio salone, tre stanze da letto e un altro soggiorno al primo piano, altre stanze al secondo piano dove c’è anche un terrazzo. Il prezzo è 2.500 dollari, ma non dispero di farlo scendere con un negoziato all’ultimo dollaro, anche perché il mercato langue e quindi il proprietario potrebbe mostrarsi flessibile. Lunedì Tamara andrà a vedere un gruppetto di altre case con nuovi agenti immobiliari (si è sparsa la voce che siamo in cerca…), ma sono le ultime visite e se non salta fuori niente di notevole poi si parte con la trattativa.
Una cosa che abbiamo fatto per sfuggire alla trappola delle agenzie immobiliari specializzate sui clienti stranieri e sulle case di lusso ed esplorare il mercato locale in modo più neutrale è stato di assoldare una traduttrice/interprete, Tran. Io non l’ho conosciuta perciò forse Tamara può raccontare qualcosa di più, comunque so per certo che è stata molto utile per trovare case in centro, che le agenzie per stranieri non trattano in quanto di solito non rispondono ai requisiti… beh, a me andrebbero bene, ma di questo abbiamo già detto :-)

Dal Vietnam con amore. Marco

Saturday, July 08, 2006

Zio Ho e i suoi nipotini

Zio Ho, il nomignolo affibbiato a Ho Chi Minh, il padre della patria vietnamita – perlomeno in epoca recente – dorme tranquillo in una casa molto grande e silenziosa, animata di tanto in tanto da sciami di visitatori. Il suo volto è sereno, disteso, come quello di chi sa di aver compiuto una missione importante e di aver dato il massimo di sé. Chi vuole andare a trovarlo – quando non è a Mosca in vacanza per mantenere… l’eterna forma – non paga nulla. Deve però radunarsi con gli altri visitatori in una sala dove un documentario su di lui viene proiettato di continuo e poi mettersi in fila per andare nella sua casa. Prima di arrivarci, il visitatore è obbligato a depositare borsa o zainetto e poi la macchina fotografica e il cellulare. Flash e trilli di telefono potrebbero disturbare l’atmosfera di estrema compostezza che si respira a casa di zio Ho. Una grande bandiera rossa con una stella gialla – l’emblema del Vietnam – sventola fuori del tempio. Che emozione provo a guardarlo riposare, sia pure di passaggio!


All’uscita, visto che le visite sono terminate, incontriamo il drappello di guardie d’onore che dopo aver strizzato l’occhio a Maia si inquadrano e marciano verso il meritato pranzo. Noi sbagliamo svolta e perdiamo così l’occasione di visitare la residenza di zio Ho, quand’era vivo. Indietro non si può tornare e così dobbiamo andare verso l’uscita.





Anche il museo è chiuso, che peccato, dobbiamo proprio tornare per saperne di più su zio Ho, personaggio mitico. Qualcuno dice che non gli sarebbe affatto piaciuta l’idea che attorno alla sua persona si creasse un vero e proprio culto. Per fare un solo esempio, le banconote dei dong vietnamiti, di qualsiasi valore, portano tutte il suo ritratto. D’altra parte, forse poteva sospettarlo: è un fatto che accomuna molti sistemi politici, filosofici e ideologici, dal cristianesimo al marxismo-leninismo dal fascismo al peronismo. Dal canto suo Zio Ho, a guardare i filmati, sembra uno cui piace la compagnia della gente normale, non una superstar. Però in un paese con 55 gruppi etnici (o “minoranze”) diversi accanto a quello principale, non dev’essere stato del tutto inutile avere una figura unificante come lui.





Ora uno dei volti che si vede di più in assoluto, sui muri di Hanoi, è quello di un giovane con i capelli rasati a zero, gli occhialoni da sole arrotondati e un paio di cuffiette in testa, che Maia invariabilmente saluta al grido di “Salva!” (mio fratello, ndr) e che invece è il testimonial di una campagna pubblicitaria della Nokia. Ma non mancano più sobri poster neo-costruttivisti come questi due. Chi sa tradurre il testo lo metta in un commento, noi ancora non siamo così bravi!!!



E infine, per i nostalgici, un piccolo paradiso di falci e martello, t-shirt rosse con la stella gialla, vecchi poster e chi più ne ha più ne metta. A Ho Chi Minh City non ne abbiamo visti, di negozi simili, mentre qui ad Hanoi ce ne sono diversi, chissà che il bersaglio del market comunista non siano perlopiù i turisti. Non escluderei però che tra la potenziale clientela ci sia anche chi deve organizzare un evento politico e ha bisogno di decorazioni appropriate. Tra i negozietti nelle strade delle gallerie dove per poco si può comprare la Gioconda di Leonardo Da Vinci o uno dei quadri di Botero, ce ne sono alcuni specializzati in ritratti di Karl Marx e Vladimir Ilic Lenin, immortalati di tre quarti, fianco a fianco come due fratelli. Che aria maestosa, che sguardo orgoglioso!

Dal Vietnam con amore. Marco

Thursday, July 06, 2006

The Food


Vietnam is famous for its cuisine, but at first I felt like I was missing something – I was expecting the bold flavors and contrasts of Thai food, mixing spicy, sweet, sour, salty, crunchy, soft all in one dish. Maybe I wasn’t appreciating the subtlety of the cuisine, or maybe we were spending too much time at first in the “safe” more expensive restaurants that water down the dishes for tourists’ palates. Anyway, I think I just needed to spend more time eating, because lately I’ve been appreciating the food a lot more!

The food is mostly very healthy, featuring very fresh fish or paper thin meat, often eaten wrapped in lettuce leaves or transparent rice paper, with rice noodles and dipping sauces. Meatwise, Vietnamese people eat anything – I’ve seen bat, gecko and cobra on menus and some type of insect grub in the supermarket. But there is also the French influence, and it’s easy to find fresh baguettes with crunchy crusts, but they must be eaten within 20 minutes or so or they turn chewy and soft from the humidity. There is also excellent strong coffee, perhaps best drunk iced. (There are loads of cafes where people hang out on lawn chairs facing the traffic, sipping iced coffee).

Recently in Hanoi we had some tasty pho, the ubiquitous beef noodle soup that originates in the North, and we ate out at a delicious gourmet Vietnamese restaurant with some Italians from the embassy. The highlight of our meal was a whole grilled fish that the staff deboned for us (after presenting the whole fish dramatically) and wrapped up into little rice-paper burritos with various fresh herbs and rice noodles, and we dipped them into a spicy-sweet sauce that had mango in it. We also had some tasty salads – one with beef, lime, hot pepper and herbs and another spicy one with mango and peanuts.

One of the nice things about looking at houses with Tran, an English-speaking university student we hired to help us communicate with local real estate agents, is that she knows where to go for lunch after we look at houses. One day we went to a very popular restaurant that has cute little wooden chairs and tables and different food stations cooking various specialties, a kind of up-market version of the food stalls that always have little plastic tables and baby chairs to sit on. Among the best dishes we tried was a big rice-flour crepe filled with shrimp, pork and bean sprouts and fried crispy. You break off a piece with chopsticks, wrap it in lettuce and dip it in a spicy-sweet clear sauce. Another time we ate at a very basic place, not a food stall but barely a restaurant, where we had exceptionally good thin noodles fried in a spicy-sweet dark sauce with ground meat, slices of pork and pork liver. The condiments included bean sprouts and herbs, and various hotsauces, and the noodles came with a bowl of very nice broth with chives and lime. For dessert they gave us homemade sweet yogurt. Not bad for about a dollar!

Although the food is almost always delicious, I had one remarkably gross meal in Hanoi. We went to a Czech-style brew pub, where the beer was okay but the Vietnamese food was gross, or maybe we ordered the wrong things. I ordered wild boar and the waiter was amazed and enthusiastic that a foreigner would order it, which immediately made me suspicious but I foolishly didn't change my order. It ended up being wild boar fat and gristle, in a tasty enough peanut sauce, that you eat with rice vermicelli and fresh herbs. I ate around the fat but Marco and Maia were braver and liked it. I’m sure I’ll try much more unusual things over the years here…

Impressions of Hanoi


So, as I had figured, Hanoi as compared to HCMC is more charming, beautiful and fun. The French influence is much stronger and evident in the beautiful houses, which kind of mix 1930s style French and Vietnamese elements, and in the wide tree-lined boulevards and elegant government buildings. Several people I ran into speak French, and the signs in hotels and tourist places tend to be in French as well as English (unlike HCMC).

While Marco had meetings I went around town with Maia, although we could really only manage a few hours in the morning before it would get too hot and we'd have to go take naps. It seemed impossible that it would be hotter and more humid than HCMC, but it was. People complain about the weather in Hanoi a lot, because although they do have a change of seasons, it is almost always overcast and humid.

As usual, Maia was the superstar wherever we went. People always wanted to take pictures with her and gave her little presents. We strolled to the central lake, which has a pagoda on a little island in the middle, and through the old town which is full of narrow streets selling mostly touristy things. There we visited an early 19th century house of a Chinese merchant family that has been preserved as a museum. Lots of beautiful dark wood and a little courtyard in the middle. We also went to the museum of Women's History, which was interesting but depressing since it focused on the role of women assoldiers in the various wars.

One evening we went to see the water puppet show at the municipal theater. It was very cool! The puppets and sets were beautiful and ornate and the puppets were operated on and in the water from behind a backdrop of an ancient pagoda. The best part was the dragons that spit fire. Maia loved it and jumped around and clapped the whole time (incontrast to some British tourists who wore the same miserable, sour expressions throughout the show).



Another thing we did was visit the mausoleum of Ho Chi Minh, which was very interesting for the history and the pomp, although kind of creepy. You are strictly controlled the whole time, and have to check your cameras and backpacks, and are rushed through the mausoleum by guards placed at regular intervals. The mausoleum was pleasantly chilly, to preserve the body of Ho, who looked like a wax figure to me. (I have heard that it IS a wax figure, and that Ho’s real body is somewhere else and only shown to deserving important people).



In general, the atmosphere there is quite pleasant – sort of relaxed and Old World-ish in spite of the constant motorbike traffic, whereas HCMC is all modern hustle-and-bustle. It’s definitely worth a few more visits, maybe when the weather is not so damned hot…

Wednesday, July 05, 2006

Divano - cartoni - olive

Eccoci qua, di nuovo in quel di Ho Chi Minh City.
Prima di raccontare quel che abbiamo visto ad Hanoi, lasciatevi servire alcune foto in esclusiva di un importante personaggio colto alla sprovvista nel pieno di rituali in fondo piuttosto comici.
Vi dirò prima il peccato e solo in un secondo momento vi mostrerò il peccatore.
Rientra in casa, lascia che la servitù interpreti il suo “cartoni! cartoni!” accendendo la televisione, sul suo canale preferito, CN, ovvero Cartoon Network.
Poi si svacca sul divano e grida “olive! olive!”. La servitù si affretta a servirle delle olive verdi, rigorosamente fredde di frigorifero e il rito incomincia: divano – cartoni – olive.









Chi è il personaggio?

Maia, naturalmente!!!

Dal Vietnam con amore. Marco

Saturday, July 01, 2006

Hanoi

We're now in Hanoi until Sunday July 2, we will be back soon with a lot of material to post on the blog!!!
Ora siamo ad Hanoi fino a domenica 2 luglio, torneremo presto con tanto materiale da mettere sul blog!!!
M&T&M